Frutta e verdura: gli italiani la comprano direttamente dal contadino

Frutta e verdura? Meglio acquistarla direttamente da chi la coltiva. Sono infatti circa 25 milioni gli italiani che hanno acquistato cibo dai contadini, spinti da una nuova sensibilità verso gli alimenti salutari, ma anche dalla volontà di recuperare un contatto diretto con chi coltiva i prodotti che vengono portano in tavola. È quanto emerge da un’analisi condotta dalla Coldiretti su dati Censis, diffusa in occasione della giornata mondiale della gastronomia sostenibile promossa il 18 giugno dalle Nazioni Unite. Una giornata che ha lo scopo di mettere al centro l’importanza di un’alimentazione che rispetti l’ambiente, che si avvalga di ingredienti biologici a chilometro zero, ma soprattutto che eviti gli sprechi.

Il fatturato nazionale della filiera ‘corta’ raggiunge 6 miliardi di euro l’anno

L’Italia è il Paese della Ue con la più estesa rete organizzata di mercati contadini. Con 15.000 agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market di Campagna Amica, il fatturato nazionale della filiera ‘corta’ con vendita diretta di frutta, verdura e altri prodotti agroalimentari, raggiunge i 6 miliardi di euro all’anno. Si tratta di un sistema organizzato da Nord a Sud del Paese, e che non ha solo un valore economico, ma anche occupazionale e ambientale.

Avvicinare le imprese agricole ai cittadini concilia sviluppo economico e sostenibilità

Quello delle farmers market è un primato riconosciuto a livello mondiale, dove Campagna Amica si è fatta promotrice della World Farmers Markets Coalition, di cui fanno parte realtà di tutti i continenti, come Usa, Australia, Giappone, Canada, Cile, Ghana, Inghilterra, Danimarca e Norvegia, coinvolgendo 250 mila agricoltori e le loro famiglie.
“Il successo dei farmers market è frutto della legge italiana che premia la multifunzionalità dell’agricoltura e che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale”, afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Ciliegie dal Cile? No grazie!

Secondo l’Ispra, riporta AGI, le vendite dirette con gli acquisti a Km zero tagliano anche del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali, e garantiscono un contributo importante alla lotta contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici, che provocano danni e vittime in tutto il mondo.
È stato calcolato infatti che un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane attraverso il trasporto aereo deve percorrere quasi 12 mila chilometri, per un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica. E un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11 mila chilometri, consumando 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto.