COP28: perchè il 17% delle aziende dice addio ai combustili fossili?

Con il raggiungimento di un accordo che prevede la transizione verso l’addio ai combustibili fossili entro il 2050 termina la COP28. Ma solo un’impresa italiana su cinque dichiara di avere adottato un piano per contrastare il cambiamento climatico.

È infatti il 17% delle imprese ad avere fissato obiettivi di riduzione delle proprie emissioni di gas climalteranti. È quanto emerge dalla ricerca dal titolo ‘L’impegno delle aziende italiane per il net-zero’, realizzata da Ipsos e dal Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite (UNGC), presentata in occasione della COP28 di Dubai.

Riduzione delle emissioni e target net-zero

La ricerca registra una coerenza fra i dati delle aziende che calcolano le emissioni e di quelle che hanno fissato obiettivi net-zero.
Fra i non aderenti allo UN Global Compact, il 17% delle imprese intervistate ha definito obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, di cui solo un’azienda su dieci è impegnata sul target net-zero o intende farlo da qui a due anni.

Se si guarda, invece, al cluster delle imprese partecipanti al progetto dell’Onu, la percentuale delle aziende con obiettivi di riduzione delle emissioni sale al 58%, portandosi dietro anche il dato molto positivo delle otto imprese su dieci che hanno definito target net-zero, o hanno in programma di farlo nel prossimo biennio.

Gli ostacoli all’impegno ambientale

Significativo il dato che emerge dalla ricerca rispetto ai freni all’impegno ambientale. Per il 34% delle aziende si tratta di limiti economici che non consentono di fare investimenti adeguati, per il 27% di freni burocratici, e per un altro 27% pesa la mancanza di figure professionali competenti.

Quanto alle risorse umane dedicate alla definizione di obiettivi di riduzione tra le aziende che non hanno sottoposto i propri target a validazione, nel 34% dei casi oggi è presente una persona o un team che se ne occupa, mentre il 41% preferisce affidarsi a consulenti esterni.

Sostenibilità ambientale: la conoscenza nei settori

Rispetto alla conoscenza del tema ambientale nei vari settori i livelli di conoscenza maggiori si riscontrano nella moda, nel food e nelle utilities.
In alcuni settori, come quello delle costruzioni, ad alto impatto in termini di emissioni, le conoscenze sono piuttosto sommarie e poco diffuse.
Automotive e utilities risultano invece più consapevoli del valore in termini di competitività e reputazione per l’adozione di comportamenti sostenibili.

Per quanto riguarda impegno e iniziative ambientali, è sempre il settore delle utilities a essere impegnato in modo più strutturato, sia tramite iniziative di contrasto al cambiamento climatico sia di sensibilizzazione interna all’azienda.
Il retail, al contrario, risulta il settore più indietro rispetto alle iniziative.