La risposta di aziende e direzioni HR al Covid-19

L’emergenza Covid-19 ha investito tutte le organizzazioni, cambiando le modalità di lavoro, di collaborazione e di integrazione tra fisico e digitale. La pandemia ha infatti riordinato le priorità delle aziende. Al primo posto, c’è l’introduzione e il potenziamento dello smart working (65%), seguito dallo sviluppo di cultura e competenze digitali (45%) e dalla gestione di riorganizzazioni aziendali, o il dimensionamento della forza lavoro (43%). Le Direzioni HR delle imprese hanno invece risposto all’emergenza Covid-19 sviluppando piani di comunicazione dedicati ai lavoratori e ampliando le policy per il lavoro da remoto.

Dai piani di comunicazione sull’emergenza alla formazione sugli strumenti digitali

Una ricerca BVA Doxa per l’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano ha descritto i cambiamenti affrontati dalle Direzioni del personale durante l’emergenza COVID-19, basandosi su un’analisi che ha coinvolto 198 medio-grandi aziende italiane e un panel rappresentativo di lavoratori. Le Direzioni HR delle imprese italiane hanno risposto sviluppando nella quasi totalità (95%) piani di comunicazione sull’emergenza dedicati ai lavoratori e ampliando le policy per il lavoro da remoto (93%), ma anche pianificando turni per contrastare il contagio e venire incontro alle esigenze delle persone (55%), con formazione sugli strumenti digitali per lavorare da casa (48%) e sulle soft skills digitali (46%), aggiungendo servizi ai pacchetti di welfare (42%).

Potenziare lo smart working, sviluppare cultura digitale, gestire le riorganizzazioni

La pandemia ha inoltre riordinato le priorità delle aziende per il 2020. Ai primi tre posti per le direzioni del personale ci sono l’introduzione o il potenziamento dello smart working (65%), lo sviluppo di cultura e competenze digitali (45%) e la gestione di riorganizzazioni aziendali o il dimensionamento della forza lavoro (43%). In questa situazione, le aziende più agili dotate di modelli flessibili si sono dimostrate più resilienti nell’affrontare i cambiamenti imposti dalla crisi sanitaria. Le organizzazioni “agili”, dunque, risultano più preparate nella trasformazione digitale dei processi HR e sono capaci di creare ambienti di lavoro più coinvolgenti e partecipativi, valorizzando le persone e i talenti.

Le aziende agili sono state più resilienti

Le aziende “agili” hanno avuto meno necessità di implementare nuovi strumenti tecnologici, e si sono dimostrate più resilienti rispetto a quelle tradizionali. Il 74% delle organizzazioni agili dichiara infatti un impatto positivo sulle attività di engagement, il 57% sulla comunicazione interna e il 51% sulle attività di formazione e sviluppo, mentre le percentuali sono in calo nelle organizzazioni meno agili. Tra le nuove iniziative per supportare i propri collaboratori durante l’emergenza, le organizzazioni agili sono state più attente a monitorare gli aspetti psicologici delle persone, come lo stato d’animo e il benessere (il 51% contro il 32% delle aziende tradizionali) o la creazione di momenti di condivisione non strettamente legati alle attività lavorative (54% rispetto al 35% delle organizzazioni non agili).